popolazione ecuador

Una volontaria ha visitato il nostro progetto in Ecuador

Lasciamo Quito di corsa,  un po’ in ritardo. Parte dell’equipaggio è rimasto in città. Nessuno parla mentre ci dirigiamo all’aeroporto, tutti assorti nei nostri pensieri.

Questo viaggio in Ecuador è stato molto ricco e coinvolgente. Quito, la capitale, ci accoglie frenetica e colorata. Nella Iglesia de San Francisco si stava celebrando la Messa. Al termine della celebrazione, i poveri, silenziosi e ordinati, aspettavano fuori dalla Chiesa l’elemosina, generosamente offerta dai più abbienti.

Partiti in direzione sud visitiamo la cooperativa di produttori di quinoa Coprobich. Ci accolgono Don Pedro, socio della cooperativa e Alex, cooperante di Cefa: orgogliosi ci raccontano tutto il processo di produzione, lavorazione e commercio della quinoa, superbo grano antico per lo più sconosciuto al mercato italiano. Le piante di quinoa incantano l’osservatore col rosso, giallo e verde, colorando incomparabilmente le pendici della cordigliera andina.

 

Lasciamo la comunità indigena Kichwa per avventurarci sul Vulcano El Altar: ci aspetta un intero giorno di cammino nel fango calzando i localissimi “botas”, stivali di gomma che gli ecuadoriani usano abitualmente, dato che in Ecuador possono esserci quattro stagioni in un solo giorno! Mossi i primi passi nel fango più vischioso, increduli, incontriamo i primi a scendere coperti di fango fino alle orecchie, le cui uniche parole erano: ”Vale la pena!”  Dopo cena e notte ristoratrici, il mattino ci incamminiamo per la Laguna Amarilla: cavalli e paludi lasciano posto a praterie d’alta quota, cime innevate e ghiacci perenni.

Arrivati a Loreto visitiamo Asosumaco, cooperativa di cacao e caffè. Ci aspettano Antonio, cooperante Cefa e Wilson, Presidente dell’associazione. Il progetto europeo  “Cadenas de Valor Inclusivas y Sostenibles” assiste i campesinos dalla produzione alla vendita:  la novità portata è la costruzione di piccole serre, le marquesinas, per l’essiccazione dei chicchi, in quanto una pronta essicazione subito dopo la raccolta migliora la qualità del prodotto e ne aumenta il prezzo di vendita. Asosumaco ha affiancato all’esportazione del proprio caffè anche linee di caffè confezionato Arabica e Robusta, con lo scopo di aumentare il consumo locale (in Ecuador si consuma caffè solubile!!!), ma soprattutto restituire agli agricoltori un prodotto finito in cui riconoscere il proprio lavoro quotidiano e sentirsi parte fondante del processo.

Ci trasferiamo a Limoncocha dove ha sede uno dei tre progetti di turismo comunitario: dormiamo in capanne coccolati dal canto di uccelli esotici, grilli e gocce di pioggia. Ci avventuriamo nella selva notturna per osservare caimani, rane e uccelli rapaci. All’indomani partiamo in barca lungo il Rio Napo: dopo ore di navigazione sotto la pioggia battente (ma siamo nella foresta pluviale!), visitiamo il Parco Nazionale Yasunì con i suoi pappagalli verdi e natura rigogliosissima. Una comunità indigena ci da il benvenuto con antichi suoni e balli ancestrali.

 

A Lago Agrio ci accoglie l’intero staff Cefa. Pranziamo con un gruppo di beneficiari locali del progetto di cacao e caffè: l’accoglienza è come sempre molto calorosa e coinvolgente. All’indomani visitiamo la cooperativa Aprocel, che con dedizione e fierezza è attenta al miglioramento dei processi, senza dimenticare di coinvolgere i giovani, protagonisti dell’imminente ricambio generazionale.

Durante il viaggio in autobus in Amazzonia è impossibile non notare i chilometri di tubi che costeggiano le strade, solcano fiumi e terreni, per finire in enormi piazzali di cemento circondati da cancelli e filo spinato. Camini infiammati sovrastano gli alberi, un calore e un rumore tremendi rompono l’equilibrio e la quiete di questa meravigliosa e unica natura: sono le stazioni di estrazione del petrolio. E pensare che prima degli anni sessanta qui era tutta foresta.

Non può mancare il Toxic Tour, visita ai giacimenti petroliferi abbandonati dalla compagnia Chevron-Texaco e agli irreparabili danni ambientali consapevolmente arrecati. Una causa iniziata nel 1993, che l’avvocato Pablo Fajardo e l’associazione UDAPT portano avanti con convinzione e coraggio. Donald, uno dei rappresentanti di Udapt, ci accompagna alle “piscine”: fosse a cielo aperto scavate nel suolo dove la Società riversava acque, liquami e petrolio di scarto derivante dall’estrazione e lavorazione, senza alcun tipo di isolante sul fondo. L’evidenza del disastro ambientale causato dal colosso petrolifero emerge in tutta la sua portata.

Il viaggio continua con la visita a El Reventador, vulcano attivo e alla celeberrima Cascada San Rafael, alta 131 m.

 

L’ultima visita è alla Fondazione Guayasamìn, artista ecuadoriano la cui pittura si ispira a Picasso. I soggetti più frequenti nelle sue opere sono le persone e l’amata città di Quito, dove è nato e vissuto. La sua è un’arte di denuncia di tutti i tipi di discriminazione, ingiustizie e guerre, incentrandosi soprattutto su volti e corpi straziati di donne e bambini; i colori impiegati nella rappresentazione della città compensano gli stati d’animo del pittore: predilige colori scuri quando è contento, mentre i chiari con stati d’animo come la tristezza o la rabbia. Il bellissimo pino inno alla vita “The Tree of Life”, nel giardino che contiene le ceneri di Guayasamìn, rendono questa casa-museo un luogo di meditazione.

Non c’è un senso di rassegnazione durante questo rientro o una sensazione di fine. Anzi, il sentimento che più sento dentro è lo stimolo verso un nuovo inizio.

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